Strategie per la gestione degli episodi di ansia a seguito della pandemia di COVID-19
La pandemia di COVID-19 ha determinano cambiamenti repentini e sostanziali nella vita di tutti. Il primo impatto negativo evidente è stato quello sulla salute fisica e sull’aspettativa di vita (a oggi i morti per COVID-19 nel mondo sono più di 3 milioni*), che tuttavia rappresenta “solo” la punta dell’iceberg. I disturbi psicologici, che ancora non hanno ricevuto la meritata attenzione clinica, sono molto diffusi, non solo nei soggetti che contraggono la malattia, ma anche nella popolazione generale.
*dati salute.gov.it – COVID-19-Situazione nel mondo (aggiornamento al 6 maggio 2021)
Data di pubblicazione: 15 giugno 2021
Studi condotti prima della pandemia di COVID-19, avevano già dimostrato una correlazione tra stress psicologico, vulnerabilità, gravità e ricadute delle infezioni respiratorie, riconducibile a una iper-attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (Hypothalamic-Pituitary-Adrenal, HPA) e del sistema nervoso autonomo, con conseguenti livelli elevati di ormone di rilascio della corticotropina (Corticotropin-Releasing Hormone, CRH), cortisolo, adrenalina, noradrenalina. Gli ormoni dello stress provocano una risposta infiammatoria eccessiva, con alterazione dell’immunità umorale e cellulare e dell’equilibrio tra citochine pro-infiammatorie e antinfiammatorie.1,2
Anche il COVID-19 provoca un’eccessiva reazione immunitaria, per questo, una gestione disadattiva dello stress e dei sintomi caratteristici, come l’ansia, può rappresentare in questi pazienti una “tempesta perfetta”1,2. Il disagio emozionale non è solo riconducibile a ragioni neurobiologiche, bensì anche a un contesto sociale e familiare problematico e a una vulnerabilità psichica individuale. Uno studio italiano di recente pubblicazione3, condotto su 402 pazienti dimessi dopo ricovero per COVID-19, ha dimostrato che le persone con storia pregressa di disturbi mentali sono maggiormente soggette a sviluppare disturbi emozionali in caso di COVID-19, anche nei mesi successivi alla guarigione (long-COVID) (42% ansia, 40 % insonnia, 31% depressione). Anche valori elevati di marker infiammatori al basale avevano valore predittivo di sviluppo di disturbi psichici al follow-up3.
Imparare a gestire le emozioni negative, con l’eventuale aiuto di un esperto, è pertanto uno strumento fondamentale sia per i malati, nei quali aumenta le probabilità di esito prognostico favorevole, sia per i familiari, che necessitano di trovare conforto a causa dell’impossibilità di prestare assistenza di persona, e in generale, per tutti coloro che soffrono gli effetti psico-sociali della quarantena e del lockdown, come la solitudine, la noia, la paura del contagio.
Disturbi emozionali nei pazienti con COVID-19 e nei loro familiari
Uno studio osservazionale recente, condotto su 30 soggetti ricoverati per COVID-19, ha evidenziato, nei pazienti deceduti, livelli di cortisolo più elevati, che correlavano con un punteggio maggiore alle scale di valutazione per ansia e depressione.1 Un’analisi sistematica della letteratura ha dimostrato che l’isolamento e la quarantena nei pazienti affetti da COVID-19, erano causa di un aumento della prevalenza di disturbi d’ansia (47%), insonnia (34%) e depressione (45%).4 Nei pazienti ricoverati, l’impossibilità di vedere i propri cari è causa, come facilmente intuibile, di estrema angoscia, sia per i pazienti stessi che per i familiari. I pazienti provano un senso di solitudine e di abbandono, mentre i familiari la rabbia e la frustrazione della lontananza e dell’impossibilità di dare conforto e assistenza ai propri congiunti.
Sulla base dei concetti sopra esposti, emerge che la cura della persona ammalata di COVID-19 richiede un approccio multidisciplinare integrato; una presa in carico globale della persona, che dovrebbe includere anche la rassicurazione dei familiari: l’attenzione all’aspetto psicologico facilita anche le cure mediche.
L’impatto psicosociale della pandemia di COVID-19 nella popolazione generale
Numerosi studi confermano che la pandemia non ha avuto solo importanti effetti diretti sulla salute fisica, ma effetti altrettanto importanti su quella mentale a seguito del lockdown, necessario per arginare il contagio5-9. A questo proposito, un articolo pubblicato di recente sulla nota rivista “Lancet”10, ha posto in evidenza la caratteristica sindemica del COVID-19, laddove per sindemia si intende una condizione complessa, risultante dall’interazione di due pandemie, quella biologica e quella psicosociale, che si influenzano reciprocamente, determinando una maggiore vulnerabilità nei soggetti più fragili.10
Studi epidemiologici hanno documentato un aumento della prevalenza dei disturbi mentali,11,12 come il Disturbo Post-Traumatico da Stress, (Post-Traumatic Stress Disorder, PTSD), disturbi d’ansia e depressione, a seguito del lockdown. Inizialmente, i sintomi di più comune riscontro sono stati: irritabilità, frustrazione, ansia cioè la percezione di minaccia per la salute soprattutto in merito al timore di contrarre l’infezione, e sentimenti di sospettosità nei confronti dell’altro, con aspetti di stigmatizzazione nei confronti delle persone infettate.5 Successivamente, sono stati principalmente i problemi economici e la preoccupazione per il futuro (worry), ad avere un impatto negativo sullo stato mentale.5 Diversi studi, tra cui una survey condotta in UK13, hanno evidenziato ansia, disturbi del sonno e abuso di alcool, specie nei soggetti che avevano subito importanti perdite economiche. Il distanziamento sociale e l’isolamento hanno avuto un impatto negativo sulla salute mentale e sulla qualità di vita soprattutto nei soggetti più fragili, ad esempio negli anziani, per i quali la socialità è fondamentale per rimanere attivi, sia mentalmente che fisicamente, per mantenere un ruolo sociale e una buona autostima.14,15 Tra le categorie più vulnerabili ricordiamo anche i caregiver, i quali, già sottoposti al carico di assistere un familiare anziano o disabile, si sono ritrovati l’ulteriore responsabilità di doverlo proteggere dall’infezione.5 Alcuni studi hanno evidenziato, infine, la fragilità degli adolescenti, per i quali il passaggio all’età adulta in solitudine e senza il confronto con i pari “in presenza”, è stato più difficile.12 Anche le persone affette da patologie croniche hanno accusato un aumento dell’ansia e del disagio psichico16, a causa delle maggiori difficoltà di accesso alle cure e del timore di contrarre l’infezione, consapevoli che la loro fragilità comporta un maggiore rischio prognostico.11 Alcuni studi hanno evidenziato, tra i principali fattori di rischio di sviluppare disagio emotivo a causa della pandemia, anche il sesso femminile, lo stato socio-economico basso, essere più esposti al rischio di contrarre l’infezione (ad esempio le infermiere) e passare molto tempo ad ascoltare i media e gli aggiornamenti sulla pandemia.17,18
A ulteriore conferma dell’incremento dei disturbi d’ansia durante questa pandemia, dal monitoraggio sull’uso dei farmaci durante l’epidemia COVID-19, si evince che:
“…nel 2020 si è registrato un aumento al ricorso di farmaci ansiolitici (+12%) soprattutto nelle regioni del centro, Marche (+68%) ed Umbria (+73%). In generale la cosiddetta fase 2 dell’epidemia ha visto aumentare l’acquisto di ansiolitici in misura maggiore rispetto all’incremento già osservato durante la prima fase”.19
Una scala di valutazione per l’ansia da Coronavirus
Un gruppo di psicologi statunitensi ha elaborato una scala di valutazione (in autosomministrazione) per l’ansia da COVID-19 20, di cui è disponibile una versione italiana validata:
Alcuni consigli pratici per una gestione adattiva dello stress e dell’ansia da pandemia
Dopo una prima fase durante la quale l’attenzione era concentrata, legittimamente, sull’emergenza nelle rianimazioni, successivamente si è resa necessaria la gestione degli aspetti emozionali, non solo nei soggetti che contraevano il virus, ma anche nella popolazione generale.
È sempre bene ricordare a coloro che cercano aiuto per fronteggiare l’ansia, che essa, entro certi limiti, è un’emozione adattiva, non negativa. L’ansia ci consente di far fronte a una minaccia (pericolo), ponendo in atto strategie finalizzate a metterci in sicurezza.21 Tuttavia in alcuni soggetti, e in alcuni frangenti, può diventare pervasiva e impedire una vita normale. Lo stato di allarme persistente non è più adattivo, ma procura intenso disagio, con possibili importanti ripercussioni sulla salute fisica. È fondamentale imparare a capire quando si è arrivati a questo punto nodale, o meglio, bisogna insegnare a riconoscerlo.
Essendo un evento senza precedenti, la pandemia ha colto tutti impreparati, proprio per mancanza di un termine di paragone come riferimento, di Linee Guida, di esperienza. Questo può generare ulteriore ansia, sensazione di smarrimento, angoscia, incapacità di reagire, inadeguatezza. OMS e ISS hanno elaborato, a questo proposito, alcuni consigli sullo stile di vita utili nella gestione dello stress.22,23
Ne abbiamo preso spunto per stilare un decalogo:
- È normale sentirsi tristi, stressati, confusi o spaventati durante una crisi.
- Parlare con persone di cui ti fidi ti può aiutare, come amici o familiari
- Se devi rimanere a casa, mantieni uno stile di vita sano:
- segui un’alimentazione equilibrata
- dormi le ore necessarie
- cerca di fare attività fisica, compatibilmente con l’ambiente in cui vivi
- Non fumare, non bere alcolici o peggio ancora non usare droghe per affrontare le tue emozioni.
- Se ti senti sopraffatto dall’angoscia, cerca aiuto e parla con un professionista della salute.
- Raccogli le informazioni che ti possano aiutare a determinare con precisione il rischio in modo da poter prendere precauzioni ragionevoli.
- Consulta fonti scientifiche attendibili, come il sito web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) o una istituzione governativa del tuo Paese.
- Evita di cadere nella trappola delle fake news e controlla sempre da dove viene un’informazione
- Cerca di limitare la preoccupazione e l’agitazione riducendo il tempo che tu e la tua famiglia trascorrete guardando o ascoltando i media, rimani informato ma “con moderazione”,
- Ricorda come in passato hai affrontato le avversità della vita per gestire le tue emozioni durante questo periodo di emergenza.
È importante raccomandare di non placare l’ansia con “cibo spazzatura”, il cosiddetto “comfort food”, che procura una gratificazione immediata ma a caro prezzo per la salute (ISS):22
- Attenzione a cibi grassi, ad alimenti e bevande ricchi di zucchero, a un eccesso di carboidrati. Inoltre ricordiamoci che sale, zucchero e alcol non sono necessari.
- Attenzione agli eccessi per tutti i tipi di alimenti e ai comportamenti che possono portare a squilibrare la nostra alimentazione.
- Attenzione a non esagerare nel riempire frigo e dispensa.
- Attenzione, inoltre, ai cibi in scatola: sono comodi e pratici ma spesso ricchi di sale e possono contenere additivi.
- Attenzione a non rendere la postazione di lavoro di casa un tavolo pieno di snack dolci o salati da spilluzzicare continuamente.
- Attenzione a non credere che esista un integratore che possa sostituire una dieta bilanciata o che gli integratori di vitamine proteggano dal COVID-19, così come da altre malattie.
L’ISS ha anche elaborato alcuni suggerimenti per mantenersi attivi e in movimento, a seconda dell’età e delle possibilità di ciascuno: ad esempio, si può imparare una nuova lingua straniera o uno strumento oppure leggere. Se ci sono dei bambini leggere per loro ad alta voce. Interrompere l’attività al computer facendo stretching e, se possibile, camminare per casa.22
La gestione della salute mentale via web
Già prima dello scoppio della pandemia, alcuni studi hanno confrontato l’efficacia dei trattamenti psicoterapici “face to face” rispetto a quelli condotti utilizzando internet (e-mental health), ed è emerso che nella gestione dell’ansia e dello stress si possono considerare di pari efficacia.24 Anche durante la pandemia di COVID-19, l’utilizzo del web per sedute di rilassamento e di mindfulness ha dato buoni risultati nel trattamento di disturbi d’ansia, attacchi di panico, fobie, insonnia, incubi, difficoltà di concentrazione, depressione, con un buon rapporto costo/beneficio.25,26 Occorrono maggiori sforzi per implementare questa modalità di gestione della salute mentale, anche con un counselling adeguato per i pazienti, in quanto non tutti si sentono a proprio agio davanti a uno schermo, piuttosto che di fronte a una persona, soprattutto nei casi più severi.
Conclusioni
La pandemia di COVID-19 ha cambiato notevolmente le nostre abitudini facendoci riscoprire una dimensione diversa del vissuto quotidiano. L’impatto sulla salute fisica, sull’aspettativa di vita e sull’economia è quotidianamente sotto gli occhi di tutti (i media riferiscono il numero di contagiati, di ricoverati, di vittime e di posti di lavoro persi); tuttavia ancora non si parla abbastanza dell’impatto sulla salute mentale, che non è meno importante. I medici sono il punto di riferimento dei propri assistiti anche per questo aspetto. La rassicurazione e il supporto psicologico, per essere efficaci, devono provenire da professionisti preparati ed empatici. Gli amici e i familiari, per quanto fondamentali, non sono sufficienti quando l’ansia assume caratteristiche patologiche, con importanti ripercussioni sul benessere e sulla vita quotidiana.
L’autore
Dr.ssa Rossella Bossa
Medico con specializzazione in Psicoterapia Comportamentale Cognitiva
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