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Il Burn Out in sanità

Il Burn Out in sanità

Scopri le strategie per evitare il rischio di un esaurimento emozionale legato alla professione del medico.

Data di pubblicazione: 26 marzo 2018

Il termine burn-out viene reso in italiano con “bruciato”, “scoppiato” o “esaurito”. Comparve nel 1930 per descrivere la situazione degli atleti divenuti incapaci di migliorare o mantenere i propri successi.

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Negli anni ’70 venne utilizzato dallo psicologo Herbert J. Freudenberger e dalla psichiatra Christina Maslach per definire una sindrome tipica nelle professioni di aiuto ad alta implicazione relazionale come medici, psicologi, infermieri, insegnanti e assistenti sociali.

La sindrome è caratterizzata da esaurimento emozionale e riduzione delle capacità, in un quadro di nervosismo, irrequietezza, apatia, indifferenza, cinismo e ostilità. Possono comparire sintomi somatici e psicologici anche gravi. Tutto ciò può indurre ad abuso di fumo, alcool o psicofarmaci e generare crisi nel privato. Comprendere e prevenire il fenomeno è quindi di grande attualità.

Le fasi del burn-out

L’insorgenza della sindrome segue di solito quattro fasi (Bellani et al., 2002). L’iter è riconducibile a una concezione del lavoro caratterizzata da forte spirito salvifico verso chi si trova nel bisogno.

1. Entusiasmo idealistico

si basa sui motivi che hanno portato alla professione. Essi possono essere consapevoli (es. migliorare se stessi per migliorare il mondo; essere certi di avere un impiego prestigioso) e non consapevoli (es. esercitare potere sugli altri).

2. Stagnazione

si manifesta quando il medico trascura i propri bisogni per le necessità degli assistiti, tuttavia divengono chiari i limiti delle possibilità di aiuto. Il soggetto continua a lavorare, ma vede con disagio che i risultati sono inferiori all’impegno profuso. Può quindi passare gradualmente al disimpegno e alla chiusura verso il contesto. L’insorgenza di alcune dimenticanze è un sintomo della situazione.

3. Frustrazione

il soggetto si sente inadeguato e inutile. Talora mette in atto comportamenti di fuga come allontanamenti ingiustificati dal reparto, pause prolungate, aggressività. Ne deriva scarso apprezzamento da parte di superiori, colleghi e pazienti, con ulteriori rinforzi negativi.

4. Disimpegno emozionale

si manifesta quando la difficoltà di misurarsi con le proprie emozioni e il conseguente disconoscimento del problema conducono a forme di rassegnazione del tipo “così è la vita”. Si tratta di una forma di difesa per attenuare la sofferenza che genera un passaggio dall’empatia all’apatia e, nei casi più gravi, alla morte professionale.

Strategie per la prevenzione del burn-out

Questa sindrome è di solito indicata come la patologia delle organizzazioni dove lo svolgimento di mansioni frustranti o inadeguate alle aspettative, oltre all’insufficiente autonomia decisionale e a sovraccarichi di lavoro, hanno ripercussioni negative sulla salute dell’operatore e sulla qualità dei servizi. Prevenzione e superamento del burn-out richiederebbero quindi un cambiamento nelle condizioni e nel clima di lavoro.

L’operatore stesso può però agire su di sé, interrompendo le quattro fasi. Occorre considerare gli elementi oggettivi del contesto, ascoltarsi e recuperare la motivazione. Anche sviluppare abilità e competenze è utile. Ecco alcune tracce per ridurre gli elementi di stress che alimentano il burn-out.

Bilanciamento degli ambiti

Ogni essere umano si trova all’intersezione di almeno quattro mondi: lavoro, famiglia, sociale, personale. Ciascuno di essi ha scopi e funzioni sue, e necessita attenzione e dedizione. Per la qualità della vita occorrerebbe ripartire energie, impegno e presenza fra tutti, evitando l’abnegazione al lavoro come sostituzione della vita sociale e il concetto di se stressi come indispensabili nella professione. È preferibile che lavoro e vita privata rimangano separati e che la relazione con familiari e amici venga rinforzata, anche per compensare eventuali frustrazioni professionali. Quando non si riesce a farlo da soli, occorre trovare un complice che ci aiuti a riportare l’attenzione verso la vita extra-lavorativa.

Cura di se stessi

Occorre dormire almeno sette ore per notte, per aumentare le energie da dedicare ai vari ambiti della vita. Diminuire la luminosità dell’ambiente e spegnere quanti più dispositivi elettronici possibile aiuta il riposo. Fare esercizio fisico mantiene in forze e aiuta a dormire, ad esempio con lunghe passeggiate, corse moderate o spostamenti in bicicletta. Occorre tenere sotto controllo alcool, tabacco e caffeina, curando regolarità ed equilibrio dell’alimentazione quotidiana.

Cambiamento di scenario

Chi si accorge di un senso di malessere può allontanarsi per un po’, utilizzando qualche giorno di ferie. Andare altrove aiuta a cambiare stato d’animo e, pur non bastando da solo per evitare il burn-out, può rivelarsi utile per mantenere la mente vigile e migliorare l’umore.

Contestualizzazione

Ogni ambiente di lavoro ha criteri e modalità operative, regole e procedure, spazi e confini per l’apporto professionale, tempi e orari propri. Occorre quindi adeguare le proprie aspettative alla realtà, dandosi metodi e obiettivi realistici. Salvo casi particolari, occorre che i propri impulsi proattivi tengano conto del contesto e della gestione equilibrata delle proprie energie.

Competenza tecnica

Più alta è la competenza e meglio si affrontano le difficoltà, bloccando il senso di inadeguatezza. Occorre quindi frequentare corsi, workshop e seminari dai contenuti rilevanti, entrare in organizzazioni professionali o partecipare a gruppi di ricerca.

Positività

Accade che in sanità manchino i rinforzi positivi alle capacità, ad esempio per morte del paziente, trasferimento di reparto o reclami, con risultati negativi sulla motivazione. Occorre perciò concentrarsi anche sugli esiti positivi del proprio lavoro, tenendo presenti i successi riportati. Indicarli in sintesi con un simbolo positivo, su un taccuino da portare con sé o sull’agenda, è una tecnica per visualizzarli in modo concreto e immediato. Sfogliare le pagine permette di ricordarli nel tempo. Attenzione però che non diventino una fonte di gratificazione eccessiva, che potrebbe risucchiare tutte le energie sul lavoro. Risulta inoltre generativo rafforzare i rapporti fra colleghi ove si possano sviluppare riscontri funzionali, sostegno, confronti utili, condivisione.

Lavoro di équipe

Ogni operatore ottimizza la sua competenza in équipe. Quando l’organizzazione del lavoro prevede riunioni periodiche, si può generare una coesione funzionale alla qualità del lavoro e al benessere. Purtroppo, accade che l’eccesso di lavoro, i tempi dell’urgenza e la mancanza di abitudine rendano poco praticabile questa attività. Quando è così, è possibile trovare colleghi con i quali incontrarsi in modo informale per scambiare idee, esperienze e pareri, e confrontarsi con punti di vista diversi dal proprio.

Competenza relazionale

Saper comunicare aumenta l’efficienza poiché evita fraintesi e recriminazioni, mentre favorisce l’empatia, valorizza la competenza e previene difficoltà con i pazienti e i loro familiari. Purtroppo i carichi di lavoro e il timore di richieste improprie possono rendere i rapporti sbrigativi e superficiali. Occorre recuperare una comunicazione efficace.

Conclusioni

In sintesi, il burn-out matura nel tempo con sintomi all’apparenza innocui, che spesso vengono sottovalutati fino a quanto è troppo tardi. Occorre invece prestare loro attenzione, intervenendo sin dalla fase di entusiasmo idealistico, la più insidiosa, poiché cattura tutte le energie e gli interessi del soggetto, impedendogli di mettere le basi per quello sviluppo personale che dovrebbe accompagnarlo per il resto della vita. Base per la prevenzione sono il riconoscimento dei propri limiti e dei confini del contesto, insieme a una distanza emotiva dalla sofferenza altrui. Fondamentale è superare il bisogno di accogliere carichi oltre il limite come idea appagante della propria indispensabilità. Talvolta, considerare un aiuto specialistico può essere utile.

L’autore

Dr. Paolo Boschi

Presidente Agenzia Formativa A.P.O.Ge.O. – Firenze

Bibliografia

Anchisi R. e Gambotto Dessy M., Aspetti psicologici nell’emergenza: Comunicazione terapeutica e controllo emozionale. In F. Della Corte, F. Olliveri, F. Enrichens e R. Petrino (a cura di): “Manuale di medicina d’emergenza”. McGraw-Hill, 2007.

Anchisi R., Gambotto Dessy M. e Stefanini S., Il protocollo dello stress-burnout nel colloquio clinico. In: R. Anchisi e M. Gambotto Dessy: “Teorie e tecniche del colloquio psicologico”, 123-129. Santa Croce, 2004.

Bellani M.L & Orrù W. La sindrome del burnout. In: Bellani M.L, Morasso G., Amadori D. et al. “Psiconcologia”. Masson, 2002.

Colicchia A., Vinci lo stress. Quaderni d’Airone, Sett.2000.

Goleman D., Lavorare con intelligenza emotiva. BUR, 2000.

Maslach C., Le iter P., Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro. Feltrinelli, 2000.

Pellegrino F., La sindrome del burnout. Centro Scientifico Editore, 2000.

Zani B. e Cicognani E., Psicologia della salute. Il Mulino, 2000.

Boschi P. e Sprugnoli L., Stress e superlavoro, Gruppo Giunti, 1999.

Maslach C. Burnout, the cost of caring, Prentice Hall Press, 1982.

Freudenberger H. e Richelson G., Burn Out: The High Cost of High Achievement. What it is and how to survive it. Bantam Books, 1980.

Freudenbreger H.J., Staff burn out. J Soc Issues. 30,15-165, 1974.

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