Gestione del lutto in sanità
Cosa si intende per “lutto”?
Data di pubblicazione: 21 dicembre 2017
Il vocabolario Treccani lo definisce come “Sentimento di profondo dolore che si prova per la morte di persone la cui perdita è vivamente rimpianta”. Già qui c’è una rilevanza per il medico. Riguarda il rapporto con i familiari di un paziente con malattia terminale o deceduto e con il paziente che abbia perso una persona cara. Inoltre, il lutto può indurre il paziente ad assumere comportamenti impropri o ad abbandonare le terapie e può dilatarsi rispetto all’evento del lutto stesso. Merita quindi un avvio della riflessione.
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Il significato ampio di lutto
Con la parola “lutto” si può indicare l’insieme di stati d’animo, pensieri e reazioni dovuto alle perdite che modificano la vita. Colpisce chi affronta una malattia terminale, chi perde funzionalità e autonomia o chi vede sminuito il proprio sé. Può riguardare chi resta privo di beni come la casa, la libertà e la gioia. Talora tutto si interseca, come nella perdita di una persona amata per abbandono o per decesso. Si possono registrare ad esempio: il lutto per il desiderio dell’altro, per tutto ciò che di quella persona soddisfaceva le proprie attese e dava senso alla vita, il lutto per l’immagine di sé non avendo fatto “tutto il possibile” e quello per i progetti del futuro, forse il più difficile da elaborare.
Il percorso del lutto
Vi sono vari modelli del percorso di elaborazione del lutto. Come riferimento può essere riassunto quello (1970) di E. Kübler Ross.
- NEGAZIONE. Davanti a notizie infauste il soggetto può gridare all’errore o criticare la competenza del medico. Non si tratta di sfiducia, ma di un rifiuto psicotico della verità come difesa dall’ansia.
- RABBIA. Il soggetto vive la perdita come un’ingiustizia e reagisce aggredendo chi ha di fronte. Le sue manifestazioni non vanno considerate come attacchi razionali.
- CONTRATTAZIONE. La persona può andare alla ricerca di una “terapia magica”, rivolgendosi a guaritori e truffatori. Qui occorre un’ampia informazione.
- DEPRESSIONE. Il soggetto prende consapevolezza della perdita. La sofferenza aumenta con tristezza, isolamento, mal di testa, aumento o perdita di peso, incapacità di concentrarsi, irritabilità, insonnia o torpore, frustrazione. Mancano le parole per esprimere la sofferenza né vengono accettate. Serve solo aiuto operativo.
- La persona ha elaborato l’accaduto e accetta la propria condizione. Inizia un nuovo percorso che può richiedere sostegno.
È scorretto valutare come patologiche le reazioni psicologiche delle prime fasi del lutto. Si tratta comunque di “fasi”, non di “stadi”. Possono mischiarsi, cambiare ordine, ripresentarsi nel tempo.
Casi particolari
Come accennato, vi sono varie forme di lutto. Qui, possono essere sintetizzate quelle di primo riferimento.
- Lutto anticipatorio. È determinato dalla previsione della perdita (Raphael, 1983). Può manifestarsi ad esempio nei congiunti del paziente terminale. Denota meccanismi per contenere la sofferenza come evitamento, nuovi progetti, rivalutazione della vita e dei propri valori.
- Lutto deprivato. Secondo G. Doka (1989) è il dolore nascosto per scarso o assente consenso sociale verso la sofferenza o impossibilità di manifestarla. Può essere concausa del lutto complicato. Secondo P. Ariés (1975) si manifesta anche quando la morte è considerata un tabù, per cui il moribondo viene deprivato di notizie sul proprio stato e i congiunti dissimulano i propri sentimenti.
- Lutto complicato. L’elaborazione è rallentata o cristallizzata per l’incapacità di accettare il senso della perdita. Il dolore tipico può ampliarsi fino a forme psicopatologiche con apatia, indifferenza totale, insensibilità agli stimoli o malesseri esistenziali. Talvolta il soggetto sacralizza reperti del passato, denota allucinazioni, assume alcuni comportamenti di chi ha perso o soffre delle stesse patologie. Qui ci sono le persone che abbandonano le terapie o reputano che contaminando gli altri con la propria depressione troveranno una vita migliore (Dolto, 2000). Identificare questa situazione può essere motivo per aiutare il soggetto a riprendere il processo di elaborazione, anche con un aiuto specialistico.
Elementi base per dare notizie che possono comportare un lutto
Alcuni accorgimenti possono agevolare un colloquio difficile.
- Fase di preparazione. Raccogliere informazioni su cosa è accaduto e sugli sviluppi. Predisporre un setting riservato con sedie e fazzoletti. Gestire l’eventuale presenza di persone fragili.
- Fase di attuazione. Esprimersi in modo diretto e partecipato. Lasciare tempo agli interlocutori per gestire le proprie emozioni. Dare indicazioni sugli sviluppi o mostrare dove reperirle. Verificare la comprensione.
- Comportamenti operativi. Parlare poco, non interrompere l’altro e rispettarne le pause. Lasciare che pianga distogliendo lo sguardo e porgendo fazzoletti. Chiedere se è il momento di procedere con aspetti pratici.
- Lessico. Evitare espressioni del tipo “So come ci si sente” e “C’è chi sta peggio”, poiché non denotano compassione, ma giudizi sui sentimenti e sulla situazione altrui. C’è invece una forma empatica cognitiva in frasi come “Mi spiace per la sua perdita”.
Tutto ciò poggia sulla capacità di farsi carico cognitivo dello stato d’animo dell’altro, mantenendo una distanza interiore. Parlare del sentimento di morte è necessario per aiutare le persone ad uscirne. Elemento basilare per orientarsi nel dialogo con la persona in lutto è non minimizzare la questione ma sollecitare la riflessione sul perché vivere.