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Depressione post-partum e baby blues: quando bisogna intervenire

Depressione post-partum e baby blues: quando bisogna intervenire

Il baby blues e la depressione post-partum (Postpartum Depression, PPD) sono disturbi dell’umore – rispettivamente di lieve e di più severa intensità – che possono manifestarsi dopo il parto, in un periodo caratterizzato da una profonda trasformazione dell’equilibrio fisico, psichico e relazionale della donna. Gli effetti della PPD possono incidere sull’interazione madre-figlio e sullo sviluppo affettivo e cognitivo del bambino. Fra le opzioni terapeutiche più efficaci, l’uso di antidepressivi e il supporto telefonico.

Data di pubblicazione: 26 agosto 2021

Depressione post-partum e baby blues, quali differenze?

La maternità costituisce un periodo critico per la donna, caratterizzato da numerosi cambiamenti che investono la sfera fisicapsicologica e relazionale e che comportano una profonda trasformazione del mondo psichico della madre.1 Il passaggio alla genitorialità si configura come una transizione che necessita di una profonda capacità di adattamento psicologico e di riorganizzazione delle relazioni interpersonali e di coppia, durante la quale può verificarsi l’insorgenza di disturbi di diversa entità, come il baby blues e la depressione post-partum.1

La depressione post-partum (PPD) è un disturbo mentale descritto nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali come un episodio depressivo con una severità che può variare da un livello moderato a grave, che si presenta quattro settimane dopo il parto e che coinvolge tra il 6,5 e il 20% delle donne, soprattutto adolescenti, madri con bambini nati prematuri e donne che vivono in aree urbane.2,3 La genesi della PPD non è ancora nota, ma gli studiosi suggeriscono che fattori di stress geneticiormonalipsicologici e legati alla vita sociale giocano un ruolo nell’insorgenza di questo disturbo.2

Secondo l’International Statistical Classification of Disease and Related Health Problems 10th Revision, la PPD si configura come un disturbo mentale e comportamentale di moderata intensità che insorge sei settimane dopo il parto.2 Fra i sintomi più diffusi associati alla depressione post-partum vi sono i disturbi del sonno e la mancanza di appetito, labilità emotiva, il timore di fare del male al bambino, difficoltà di concentrazione, irritabilità, ansia, senso di colpa e di inutilità, mancanza di interesse nelle attività quotidiane, rallentamento psicomotorio o agitazione, mancanza di energia o senso di affaticamento, umore deflesso e pensieri suicidi.2 È fondamentale specificare che tali sintomi non devono essere attribuibili all’assunzione di sostanze o alla presenza di patologie di altra natura. 3 Fra gli strumenti utili al riconoscimento della PPD, quello più utilizzato dagli esperti è l’Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS): un questionario composto da dieci domande, che può essere compilato dal paziente in pochi minuti, e che è capace di determinare se il soggetto è a rischio di sviluppare il disturbo.3

Alcuni dei fattori di rischio e protezione che sembrano influenzarne il decorso sono, secondo alcune ricerche, la presenza o l’assenza di pregressi tratti psicopatologici e il ruolo del contesto familiare e sociale: in particolare, emergono come principali fattori di rischio le conflittualità con la famiglia di origine e con il partner.1 E ancora, secondo alcuni studi, a influenzare la comparsa della depressione post-partum sarebbero fattori di rischio psicologici (come una storia personale di depressione e ansia e di abusi sessuali), ostetrici (essersi sottoposti a cesareo d’emergenza e ospedalizzazione durante la gravidanza), sociali (come l’aver ricevuto uno scarso sostegno sociale o l’essere state vittime di violenza domestica, di natura verbale o fisica) e degli stili di vita (scarsa attività fisica e ritmo sonno-veglia non equilibrato).2

I disturbi dell’umore che si presentano dopo il parto si configurano, a seconda della gravità, nell’ambito di uno spettro sindromico di cui la depressione post-partum è solo una componente.2 Agli estremi si collocano la forma più lieve, il baby blues, e quella più severa, la psicosi puerperale: la prima si presenta nel 50-85% delle donne dopo la nascita del bambino, raggiungendo il suo picco intorno al quarto giorno, per poi cessare entro il decimo giorno successivo al parto. Fra i sintomi vi sono crisi di pianto, ansia, tristezza, disturbi del sonno, confusione e irritabilità, ma non è presente il pensiero suicida.2 Si tratta di un disturbo di lieve intensità, tale da non richiedere alcun tipo di trattamento terapeutico.2 Più rara ma anche più grave, invece, è la psicosi puerperale, che si manifesta con una prevalenza dello 0,1-0,2% e raggiunge il suo picco nelle prime due settimane dopo il parto, in particolare nelle madri che hanno superato i 35 anni di età. Essendo una forma severa di depressione, è necessario intervenire tempestivamente per scongiurare il rischio di suicidio e di infanticidio. Fra i sintomi più comuni: irrequietezza, impulsività, allucinazioni e delirio.

La PPD e le conseguenze sullo sviluppo del bambino (e non solo)

La depressione post-partum è stata oggetto di attenzione da parte degli studiosi poiché i suoi effetti non investono unicamente la vita sociale ed emotiva della madre, ma si estendono anche al partneralla famiglia, e possono inoltre incidere sull’interazione madre-bambino.2 A tal proposito, negli ultimi anni i ricercatori hanno analizzato gli effetti della depressione post-partum sulla qualità dell’interazione madre-figlio, sullo sviluppo affettivo e cognitivo del bambino e sulla relazione di coppia.1

Secondo una revisione sistematica condotta nel 2020, la depressione post-partum è associata allo sviluppo cognitivo e comportamentale del bambino, con alterazioni che investono le traiettorie di sviluppo, il linguaggio, la motricità fine e grossolana e il sonno. 4 Alcuni studi hanno, inoltre, mostrato effetti sullo sviluppo delle interazioni socio-emozionali, quando le madri erano affette da disturbo post-traumatico legato al post-partum, con problemi maggiori riscontrati in ragazzi e bambini con un temperamento difficile. Infine, alcuni dati mostrano la comparsa, nei bambini, di disturbi dell’umore, una maggiore difficoltà a esternalizzare i problemi, iperattivitià e disturbi dell’attenzione.5

Le opzioni terapeutiche più efficaci

Dai risultati emersi in letteratura emerge che le terapie maggiormente efficaci per la cura della depressione post-partum riguardano l’uso di antidepressivi e il supporto telefonico, fornito da sanitari esperti o da pari.6 Resta da chiarire l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e delle terapie ormonali mentre, secondo una revisione sistematica condotta nel 2019, l’esercizio fisico, se praticato regolarmente durante la gravidanza e il puerperio, minimizzerebbe il rischio di sviluppare questo disturbo;7 fra i suoi effetti: la crescita di autostima, un aumento delle endorfine endogene e di oppioidi che apportano benefici alla salute mentale, un miglioramento della fiducia in se stessi, della capacità di problem solving e di concentrazione.3

È auspicabile che i casi di depressione post-partum vengano individuati preventivamente, analizzando attentamente la storia psichiatrica delle puerpere, con particolare attenzione a chi ha sofferto di depressione maggiore, depressione post-partum e baby blues. Un mancato trattamento di questo disturbo può condurre, nella madre, a un aumento di peso, al consumo di alcool e sostanze stupefacenti, a problemi relazionali e di allattamento e a un disturbo depressivo persistente; nei bambini è presente, invece, il rischio d’insorgenza di problemi cognitivi, comportamentali, emotivi, ma anche comportamento violento, oltre all’emergere di disturbi esternalizzanti e psichiatrici nell’adolescenza.5

L’autore

Dr. Giuseppe Grosso

Medico Psichiatra – Psicoterapeuta

Bibliografia

  1. Aceti F et al. Perinatal and postpartum depression: from attachment to personality. A pilot study. Journal of Psychopathology (2012);18:328-334.
  2. Norhayati MN et al. Magnitude and risk factors for postpartum symptoms: A literature review. Journal of Affective Disorders (2015); 175: 34-52.
  3. Mughal S et al. Postpartum Depression. In: StatPearls. Treasure Island: StatPearls Publishing (2021) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK519070/
  4. Oyetunji A and Chandra P. Postpartum stress and infant outcome: A review of current literature. Psychiatry Research (2020); 284:112769.
  5. Slomian J et al. Consequences of maternal postpartum depression: A systematic review of maternal and infant outcomes. Womens Health (2019); 15: 1745506519844044.
  6. Chow R et al. Appraisal of systematic reviews on interventions for postpartum depression: systematic review. BMC Pregnancy Childbirth (2021); 21:18.
  7. Kołomańska-Bogucka D and Mazur-Bialy AI. Physical Activity and the Occurrence of Postnatal Depression—A Systematic Review. Medicina (Kaunas) (2019); 55(9), 560.

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