
Chirurgia robotica: vantaggi, applicazioni e prospettive future

La robotica ha rappresentato una pietra miliare nella ricerca scientifica del XX secolo, grazie allo sviluppo di dispositivi in grado di riprodurre azioni in modo ripetitivo ed accurato attraverso la presenza di comandi umani a distanza1. Tra le varie branche scientifiche, la chirurgia è stata indubbiamente una di quelle a trarne un maggiore avanzamento tecnologico, permettendo di raggiungere risultati fino ad allora utopistici. Il primo approccio di chirurgia robotica risale infatti al 1985 con lo strumento PUMA (programmable universal machine for assembly 200) che consentiva di eseguire biopsie cerebrali con elevata accuratezza ed efficacia1; da allora sono stati prodotti una vasta gamma di dispositivi, molti dei quali con approvazione dell’americana Food and Drug Administration (FDA)2 e con campi di applicazione che raggiungono pressoché tutte le aree chirurgiche. Tra i nuovi sistemi, sicuramente quello di maggior impatto e la maggiore diffusione mondiale è stato il robot da Vinci®, primo a ricevere approvazione FDA nel 2000 per gli interventi di chirurgia addominale1 e successivamente esteso ad una vasta gamma di applicazioni: ad oggi, infatti, troviamo il ricorso a chirurgia robotica soprattutto in urologia3, ginecologia4, ortopedia5, oftalmologia6, otorinolaringoiatria7, chirurgia toracica8 e neurochirurgia9 tra le più importanti.
I vantaggi della chirurgia robotica
L’ampia e rapida diffusione dei sistemi robotici come il da Vinci® è stata possibile grazie alle importanti innovazioni che questi hanno introdotto, specialmente nell’ambito della chirurgia mininvasiva e rappresentando una naturale evoluzione dei già noti approcci laparoscopici. Questi dispositivi infatti hanno permesso di ottenere una visione 3D ingrandita fino a 10x e di utilizzare strumenti precisamente controllati con tecnologia endoWrist con sette gradi di libertà di movimento, con migliore ergonomia e filtrando i tremori fisiologici1, oltre che con feedback tattili che dai sensori a contatto con i tessuti arrivano direttamente alla mano del chirurgo2. I nuovi modelli sviluppati negli anni hanno permesso inoltre di evitare l’effetto fulcro, hanno integrato traccianti fluorescenti con videocamere in grado di rilevarli al fine di permettere studi angiografici in vivo intraoperatori ed è stata introdotta la possibilità di visualizzare contemporaneamente sul monitor più immagini per combinare ad esempio studi radiografici con ecografie intraoperatorie1. Queste innovazioni si traducono in vantaggi per il paziente stante la minore invasività della procedura con ridotte cicatrici chirurgiche, minori complicazioni e potenzialmente tempi di ospedalizzazione ridotti2. Gli avanzamenti tecnici della chirurgia robotica hanno inoltre aperto alla possibilità di sviluppare nuove forme di interventi chirurgici mininvasivi fino ad allora non praticabili con approcci standard, come la chirurgia endoscopica transluminale dagli orifizi naturali (NOTES)2, grazie alla possibilità di utilizzare gli orifizi degli organi cavi come via di accesso dei bracci meccanici, controllati a distanza e con regolazione dei movimenti. Non da ultimo, la chirurgia robotica ha aperto la strada ad interventi di telechirurgia, dove l’operatore può controllare il robot e realizzare l’operazione trovandosi a distanza dal paziente, potenzialmente anche in altri Paesi o continenti, come in alcune operazioni svolte attraverso l’oceano Atlantico10.
Prospettive future nella chirurgia robotica
Il campo della chirurgia robotica ha manifestato una rapidissima evoluzione negli ultimi decenni, mostrando ampie possibilità di sviluppo futuro e potenzialmente andando a sostituire gli approcci di chirurgia classici2. Il costante avanzamento tecnico, infatti, porta allo sviluppo di dispositivi sempre nuovi e più specifici in base al target chirurgico previsto, che progressivamente vengono sottoposti a FDA per l’approvazione. La possibilità di svolgere interventi a bassissima invasività sta spostando la ricerca verso robot miniaturizzati controllabili a distanza, in grado di operare attraverso minime incisioni superando i limiti intrinseci della mano del chirurgo1. Inoltre, sarà fondamentale permettere una ampia diffusione di tali sistemi, specialmente nei paesi in via di sviluppo, al momento limitata dalle dimensioni e dai costi della strumentazione1, anche con la possibilità di integrare approcci di telechirurgia per raggiungere zone isolate o poco accessibili2. Con l’utilizzo su larga scala della chirurgia robotica, sarà infine possibile analizzare campioni di pazienti sempre maggiori per valutare vantaggi e svantaggi rispetto alla chirurgia classica, sebbene gli studi preliminari indichino come questi approcci siano non inferiori in termini di efficacia2.

L’autore
Redazione Vademedicum
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