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Le case della salute

Le case della salute

Tante sono le iniziative messe in campo dal Ministero della Salute per migliorare i percorsi assistenziali dei pazienti e le Case della Salute sono una di queste.

Data di pubblicazione: 17 maggio 2018

Ma cosa sono? Quali servizi offrono? Quali vantaggi comportano? Nell’articolo potrai trovare tutte le informazioni per saperne di più.

Introduzione

Bisogna risalire a ben 12 anni fa, quando la  realizzazione di una “Casa della salute” venne posta come uno degli obiettivi che il Ministero identificò per il potenziamento del sistema di cure primarie. Questa iniziativa era parte integrante del programma del Ministero della Salute denominato “Un New Deal della salute” che venne presentato in Parlamento il 27 giugno 2006, e per la sua attuazione la Legge Finanziaria  (Legge 296/2007 articolo 1 comma 805) stanziò espressamente 10 milioni di euro.

Definizione e finalità

La Casa della Salute (CdS) è da intendersi come la sede pubblica dove trovano allocazione, in uno stesso spazio fisico, i servizi territoriali che erogano prestazioni sanitarie, compresi gli ambulatori di Medicina Generale e Specialistica ambulatoriale, e sociali per una determinata e programmata porzione di popolazione. In essa si realizza la prevenzione per tutto l’arco della vita e la comunità locale si organizza per la promozione della salute e del benessere sociale.

L’ istituzione della Casa della Salute ha come principale obiettivo quello di favorire, attraverso la contiguità spaziale dei servizi e degli operatori, l’unitarietà e l’integrazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociosanitarie, principi fondamentali, affermati esplicitamente dalla legge n. 229/99 e dalla legge n. 328/2000, ma fino a quel momento scarsamente applicati.
La realizzazione della Casa della Salute è ovviamente possibile laddove le condizioni geografiche di non eccessiva dispersione territoriale consentano l’aggregazione dei servizi e non comportino una difficoltà di accesso per i cittadini.
Per tali motivi la Casa della Salute deve intendersi come un presidio delle aree sub distrettuali corrispondenti all’incirca ad un bacino di 5.000-10.000 persone.

Integrazione delle cure e sostenibilità economica

Sono due aspetti che devono contraddistinguere una Casa della Salute affinché possa essere definita come tale.

Per raggiungerli è necessario possedere la capacità di:

  • riconoscere e far emergere i bisogni sanitari, sociali e di cittadinanza;
  • porre in essere azioni preventive, curative e sociali che raggiungano fisicamente chi è ad alto rischio di vulnerabilità;
  • sviluppare una visione condivisa di salute, promuovendo  la realizzazione di interazioni di conoscenza, di collaborazione, di attività progettuali con la comunità e le sue Istituzioni;
  • rendere operativa la sostenibilità tecnica, sociale ed economica, con strumenti adeguati per la gestione e la rendicontazione delle risorse attivate a livello di ciascuna Casa della Salute.

Caratteristiche indispensabili per avviare una Casa della Salute

La Casa della Salute è una sede fisica e insieme un centro attivo e dinamico della comunità locale per la salute e il benessere che raccoglie la domanda dei cittadini e organizza la risposta nelle forme e nei luoghi più appropriati, nell’unità di spazio e di tempo.

Le soluzioni architettoniche adottate per una  Casa della Salute devono tener conto di evidenti esigenze di flessibilità modulare in rapporto all’hinterland di riferimento e ai servizi da consolidare. Esse, pertanto,  saranno il risultato dell’incontro tra la cultura sociale e la cultura progettuale del territorio, non solo per tarare e progettare il manufatto a misura dei bisogni, ma per inserire la Casa della Salute nel complesso delle relazioni interne ed esterne al distretto, e per farne un centro che rafforza le relazioni tra i cittadini e la rete dei servizi sociosanitari.

Preferibilmente, la Casa della Salute deve essere la sede unica dei servizi e degli operatori. Solo alcune attività, che hanno una sufficiente autonomia di gestione, possono essere ubicate eccezionalmente in sede diversa. Si fa l’esempio della Residenza sanitaria assistenziale, dell’hospice o di strutture residenziali che hanno una forte identità gestionale.
In ogni caso, la Casa della Salute, con l’essenzialità della rete dei servizi, con i sistemi informatizzati e con la sua struttura organizzativa, deve assicurare un forte coordinamento per garantire comunque un’attività programmata e l’integrazione delle attività sanitarie, sociali e sociosanitarie dell’area elementare.
Anche da questo punto di vista e per queste finalità sarebbe opportuno giungere alla definizione di un vero e proprio Piano regolatore del distretto/zona.
Per la Casa della Salute è possibile utilizzare, anche,  strutture sanitarie o amministrative dismesse, da ristrutturare, edifici messi a disposizione dei Comuni, ambienti acquisiti dal mercato edilizio, sedi specificamente progettate ed edificate.

Le tre tipologie di Casa della Salute

Le Case della Salute rientrano in tre tipologie principali:

CASA DELLA SALUTE PICCOLA

Garantisce assistenza di medicina generale per 12 ore al giorno, assistenza infermieristica, consultorio di 1° livello con presenza di ostetrica, ufficio di coordinamento per le cure domiciliari e sportello CUP. È presente anche l’assistente sociale.

CASA DELLA SALUTE MEDIA

Garantisce specialisti ambulatoriali, continuità assistenziale (quindi 24 ore al giorno), ambulatorio pediatrico, ambulatori di sanità pubblica per attività di vaccinazione e screening.

Tra i servizi sanitari vengono garantiti il punto- prelievi, attività specialistiche di diagnostica strumentale ecografica, il coordinamento dell’assistenza domiciliare. È compresa la funzione di primo contatto con gli utenti, punto di accesso immediatamente raggiungibile e visibile dall’ingresso, che comprende l’accoglienza/punto informativo e il Cup/Sportello unico.

CASA DELLA SALUTE GRANDE

Garantisce tutte le attività assistenziali relative alle cure primarie, alla sanità pubblica e alla salute mentale. Assicura risposte ai bisogni sanitari e socio-sanitari che non richiedono ricovero ospedaliero. Sono compresi: ambulatori della medicina di gruppo, ambulatorio pediatrico, ambulatorio ostetrico, servizio di guardia medica. Inoltre, vengono garantiti, tra i servizi sanitari, il punto prelievi, attività specialistiche ambulatoriali e di diagnostica strumentale ecografica e radiologica, attività di recupero e rieducazione funzionale (palestra polivalente), il coordinamento dell’assistenza domiciliare (punto unico d’accesso/punto di accesso integrato), il consultorio familiare/pediatria di comunità, il centro di salute mentale, la neuropsichiatria infantile e dell’età evolutiva, le dipendenze patologiche (Sert).

Nell’ambito della prevenzione, vengono svolte attività di promozione della salute individuale e collettiva: vaccinazioni e certificazioni monocratiche. Sono anche effettuati programmi di screening: pap-test, mammografico, colon retto. È presente la funzione di primo contatto con gli utenti, punto di accesso immediatamente raggiungibile e visibile dall’ingresso, che comprende l’accoglienza/punto informativo e il Cup/Sportello unico ed inoltre sala riunioni per gli operatori e sala polivalente, anche per incontri con la popolazione.

Approfondimento – Esempi di esperienze pratiche

La “‘rivoluzione” degli studi medici aperti fino a 16 ore al giorno per garantire un’assistenza no stop al cittadino è, in alcune regioni, già una realtà consolidata: è il caso di  Emilia Romagna e Lazio dove, proprio grazie alle esperienze pilota delle Case della Salute e “Unità di cure primarie Ucp”, l’accesso ai Pronto soccorso è stato ridotto di circa il 15%.

Un’esperienza pilota, quella della Case della Salute, che in alcuni casi ha portato anche alla nascita di un altro progetto sperimentale, quello degli “Ospedali di comunità”. Alcune Case, cioè,  hanno  al loro interno anche dei letti di degenza che non sono però destinati a malati acuti, bensì a malati cronici, come ad esempio gli anziani, che hanno bisogno di un’assistenza in ambienti protetti con medici e infermieri. In tutto sono una decina, e i costi sono a carico della Regione.

Emilia Romagna

Estremamente positiva l’esperienza in Emilia Romagna, dove sono pienamente attive in tutta la regione 104 Case della Salute. A questo proposito, la Regione ha realizzato un video-  “Tutti insieme si sta bene”- per raccontare le Case della Salute attraverso l’esperienza di quattro persone assistite e le testimonianze di medici e specialisti: sempre più medicina di iniziativa, con i servizi che vanno incontro ai cittadini, sempre più concreta integrazione tra i professionisti, continuità dell’assistenza con l’ospedale e partecipazione della comunità, elemento chiave per migliorare la promozione della salute rafforzando le competenze dei cittadini.
In questa direzione vanno le Case della Salute in Emilia-Romagna, le strutture delle cure primarie dove vengono erogati servizi e prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e sociali che non necessitano di ricorso all’ospedale. La Giunta regionale con la delibera 2128/2016 ha approvato le nuove linee organizzative e assistenziali, a distanza di 6 anni dall’avvio dell’esperienza e dopo oltre un anno di confronti con professionisti e operatori, medici e pediatri di famiglia, enti locali, sindacati: confronti che hanno permesso di verificare quanto fatto finora e mettere a sistema le buone pratiche emerse nei territori.

D’ora in poi le Case della Salute non sono più pensate a partire dai servizi, ma per aree integrate. Questo significa che la presa in carico della persona avverrà con percorsi che mettono insieme professionisti e servizi diversi. Un processo già in corso, di fatto, in molte realtà, ma non ancora uniforme in tutta la regione.

Le 6 aree integrate individuate:

  • prevenzione e promozione della salute;
  • popolazione con bisogni occasionali-episodici;
  • benessere riproduttivo, cure perinatali, infanzia e giovani generazioni;
  • prevenzione e presa in carico della cronicità;
  • non autosufficienza; rete cure palliative.

Lazio

Anche nel Lazio, come si è detto, le Case della Salute sono ormai una realtà, con oltre 500 studi medici Ucp che garantiscono un’assistenza continua ai pazienti fino a 12 ore al giorno: punti di riferimento presenti dal 2009 e che hanno portato, anche qui, alla riduzione del 10-15% degli accessi ai Pronto soccorso.

La sfida consiste nel realizzare quell’integrazione orizzontale, che è il vero valore aggiunto delle Case della salute, la collaborazione e la condivisione di obiettivi e azioni tra tutti i protagonisti: medici e pediatri di famiglia, dipartimenti territoriali e ospedalieri delle Aziende sanitarie, servizi sociali, comunità (cittadini singoli e associazioni).

Toscana

Nella Regione Toscana, le CdS hanno avuto uno sviluppo meno pianificato e regolato rispetto all’Emilia-Romagna. Per esempio, non esiste un documento, come quello contenuto nella delibera della Giunta Regionale n. 291/2010, che definisce i requisiti standard delle CdS e la distinzione in differenti livelli di complessità, né c’è una pianificazione regionale del loro sviluppo. Tuttavia, la Toscana ha utilizzato ampiamente le risorse messe a disposizione dal decreto del 2007 e sono diverse le ASL (in particolare Empoli, Versilia e Arezzo) che hanno realizzato queste strutture, per un totale di 32 CdS pienamente funzionanti. In particolare, la CdS di Castiglion Fiorentino è stata inaugurata nel 2008, dopo una vasta opera di ristrutturazione edilizia. Il progetto iniziale ha subìto dei notevoli cambiamenti con luci e ombre. E se all’inizio non è stato facile proporre loro il trasferimento presso la CdS, non essendo d’accordo una parte di loro, oggi tutti i medici di famiglia di Castiglion Fiorentino sembrano lavorare con soddisfazione all’interno della CdS.

Conclusioni

Il raggiungimento di una partnership terapeutica nelle CdS deve tenere in considerazione i seguenti punti:

La personalizzazione delle risposte di cura

Rappresenta uno degli aspetti qualificanti il modello della Casa della Salute, all’interno del quale il paziente ricopre un ruolo centrale non perché semplice “portatore di un bisogno”, ma in quanto “principale attore” del proprio percorso clinico. L’integrazione professionale che la CdS sembra favorire grazie alla prossimità fisica dei servizi e delle discipline e all’unitarietà dei percorsi diagnostico-terapeutici, permette di coltivare l’obiettivo dell’appropriatezza degli interventi sanitari unitamente alla presa in carico modellata sul bisogno specifico della persona e del suo contesto di vita.

Il grado di soddisfazione espresso dagli utenti

È un elemento a sostegno dell’alleanza terapeutica tra medico e paziente e viene valutato rispetto al coinvolgimento del paziente (cronico e non) nelle decisioni relative alle proprie condizioni di salute. Il coinvolgimento dei familiari risulta ancora più soddisfacente di quello dei pazienti stessi, segno di un cambiamento culturale a favore di un rapporto maggiormente collaborativo con il personale sanitario.

L'empowerment del cittadino e della comunità rispetto ai servizi fruibili

La questione che si pone è quella di quali prestazioni erogare a fronte di quali bisogni e, in tale luce, il ruolo del paziente e della collettività può essere di natura diametralmente opposta nel senso di “ricevitori passivi” oppure di “co-produttori”.

L’ "umanizzazione" dell’assistenza

In pratica, emerge la percezione dell’utenza del miglioramento complessivo operato dal modello assistenziale della Casa della Salute, sia sotto il profilo della qualità delle prestazioni e dei servizi erogati, sia sotto il profilo del caring, ovvero, della dimensione affettiva della cura.

Nonostante l’era delle nano-tecnologie, della strumentazione diagnostica ad elevato grado di sofisticatezza e precisione valutativa, delle nuove metodiche di chirurgia e dei progressi della ricerca biomedica, l’elemento che mostra di essere l’innovazione più attesa dai fruitori dei servizi sanitari è dato dalla capacità dei suoi operatori di “prendersi cura” della malattia come vissuto soggettivo e dell’ammalato in quanto persona.

L’autore

Minnie Luongo

Giornalista della Redazione

Bibliografia

www.salute.gov.it/portale/temi/p2_5.jsp?area=Cure%20primarie&menu=casa (Data ultimo accesso 03.05.2018)

“Le Case della salute”, Antonio Brambilla, Gavino Maciocco (Data ultimo accesso 03.05.2018)

https://mutuaoggi.org/case-della-salute-in-italia/ (Data ultimo accesso 03.05.2018)

https://salute.regione.emilia-romagna.it/cure-primarie/case-della-salute (Data ultimo accesso 03.05.2018)

Università degli Studi di Ferrara, DOTTORATO DI RICERCA IN “Studi Umanistici e Sociali” – La trasformazione delle Cure Primarie nel Servizio Sanitario Italiano. Un’analisi di progetti ed esperienze di “Case della Salute in Emilia Romagna” – Dott.ssa Pierpaola Pierucci.

www.cergas.org

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