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Virtual & Augmented Reality

Virtual & Augmented Reality

Data di pubblicazione: 25 ottobre 2017

Realtà virtuale: molto reale e poco virtuale

Non fatevi trarre in inganno dal termine “virtuale”: le tecnologie VR sono concrete. E funzionano.

A cosa pensate se sentite il termine “realtà virtuale”?
Se vi vengono in mente videogiochi sofisticati e telefilm di fantascienza, fermatevi, siete fuori strada. La realtà virtuale (“Virtual Reality”, o VR), ma anche la realtà aumentata, sua parente stretta (“Augmented Reality”, o AR) sta per diventare un insostituibile strumento di lavoro per chi si occupa di healthcare. Anzi, per molti versi lo è già.

Pensate solo per un attimo ai robot per sala operatoria, che consentono a un chirurgo di operare a distanza un paziente, consentendo di salvare molte più vite grazie alla disponibilità “virtuale” dei migliori chirurghi esattamente dove servono. Grazie ai visori 3D, ed eventualmente ai guanti “haptic” (che contengono attuatori che restituiscono all’operatore la sensazione del tatto), il chirurgo può agire esattamente come se si trovasse nella sala operatoria con il paziente.

Ma questa è solo la punta dell’iceberg: come sempre, i nuovi paradigmi si impongono quando il loro costo diventa sufficientemente basso da renderne capillare la diffusione. E negli ultimi due anni è successo proprio questo, prima con numerosi modelli di “smartglasses” (i visori indossabili per la VR) resi disponibili a poche centinaia di euro, complice l’uso massivo nel settore videoludico; e poi con quei dispositivi, di plastica o addirittura di cartone, che consentono di trasformare un normale smartphone in un visore VR in 3D, i quali hanno abbassato il costo d’ingresso a qualche decina di euro.

E questo apre la prospettiva di un enorme numero di impieghi nell’healthcare.
A cominciare dalla formazione; che con l’uso della realtà virtuale vede diminuire i costi e aumentare l’efficiacia. Varie università, fra le quali Dartmouth e Stanford, hanno già messo postazioni VR a disposizione degli studenti ma anche degli insegnanti che devono aggiornarsi.
Lo Standard Salisbury Robotics Lab ha messo a punto stazioni computerizzate dotate di sensori aptici e modelli fisici di pazienti, ottenendo postazioni chirurgiche simulate che permettono agli allievi di esercitarsi in modo assolutamente realistico, come se lavorassero su un paziente vero.

Anche la realtà aumentata promette meraviglie. Essa, ricordiamo, consiste nel “sovrapporre” alla visione oculare informazioni generate da sistemi informatici. Un esempio che tutti conosciamo è il gioco di Pokemon, che ha spopolato nei mesi scorsi. La AR è stata già usata in zone di guerra, dove personale medico spesso improvvisato può dover eseguire difficili operazioni salvavita in condizioni precarie, se non sotto il fuoco nemico. Pensate cosa vuol dire disporre di un occhiale che, mentre dovete eseguire in emergenza un pneumotorace, visualizza direttamente sul corpo il punto esatto dove incidere e le istruzioni del caso.

Altre applicazioni già operative di queste tecnologie riguardano la terapia del dolore – un caso interessante riguarda la cura dei dolori agli arti fantasma, di cui spesso soffrono gli amputati. Tramite tecnologie VR, è stato possibile dare al paziente la possibilità di riavere virtualmente l’arto, consentendo così al cervello di “rilassare” i muscoli che davano dolore. Tramite AR, si è anche riusciti a far “vedere” al paziente l’arto virtuale superimposto all’ambiente circostante. In altre applicazioni, tecniche di realtà virtuale immersiva sono invece state usate per “distrarre” i pazienti dal dolore, sia cronico sia in occasione di trattamenti clinici, riscontrando ottimi risultati.

E in Italia? Beh, non ci siamo lasciati prendere in contropiede: vari progetti sono già attivi e qualcuno è già in fase operativa. Per esempio, l’Istituto Auxologico di Milano ha avviato “Cave”, un sistema di VR immersiva dedicato alle terapie riabilitative sia motorie, sia cognitive. Al momento conta su due stanze di circa 10 mq ciascuna, dove il paziente interagisce con la VR tramite visori 3D e viene monitorato con sensori. Possono essere affrontate 15 diverse problematiche e si va dalla gestione degli attacchi di panico alla riabilitazione cognitiva, in particolare per il deterioramento cognitivo lieve, che colpisce soprattutto gli anziani.

Insomma, le premesse ci sono tutte, e con la disponibilità delle apparecchiature a costi “popolari” le tecnologie VR e AR promettono di essere una vera rivoluzione nel settore.

L’autore

Redazione

Team composto da professionisti in diversi settori, tra cui medico, scientifico, health affairs, digital technology, giornalistico.
L’obiettivo primario della redazione è quello di generare contenuti d’interesse, attuali e che possano favorire un aggiornamento su tematiche che spaziano in ambiti differenti.

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