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Il self help diagnostico

Il self help diagnostico

Il self help diagnostico (con particolare riguardo all’ambito pediatrico)

Data di pubblicazione: 19 marzo 2018

Il self help diagnostico è l’esecuzione ambulatoriale di semplici accertamenti diagnostici di primo livello, utili come supporto all’esame clinico al fine di identificare cause e/o entità della patologia in atto e definire con efficacia e appropriatezza il percorso terapeutico. Tradotto in termini pratici è tutto ciò che il medico può fare rapidamente e da solo come ausilio laboratoristico-strumentale alla diagnostica clinica.

Oggi il self help è quanto mai importante nell’esercizio della professione a fronte sia della disponibilità di un’ampia offerta di test sia dell’opportunità di un ampliamento del ventaglio di prestazioni professionali, con importanti risvolti sul piano clinico e vantaggi in termini di risparmio di tempo e risorse. Questo aspetto risulta ancor più rilevante nell’ambito pediatrico, in cui si pone spesso la necessità di un primo orientamento tempestivo se non immediato.

Risvolti applicativi e spunti di utilità del self help

Il self help presuppone una valutazione preliminare sulla ragione e sull’opportunità della sua esecuzione nonché sull’aspettativa del risultato e dell’impatto che quest’ultimo potrà avere sul successivo orientamento clinico. In altri termini non si deve mai perdere di vista il ragionamento sul quadro del paziente, in modo da interpretare correttamente l’esito, senza utilizzare il test in maniera acritica.

Il self help presenta poi numerosi spunti di interesse, oltre ad aumentare le competenze professionali del medico, infatti:

  • migliora la qualità delle terapie;
  • riduce gli accessi in pronto soccorso;
  • riduce i costi assistenziali, comportando un risparmio sia per il singolo sia per l’intera collettività: basti pensare al minor consumo di risorse per la diagnosi e alla razionalizzazione dei costi legati a un indirizzo efficace del trattamento (per esempio all’evitamento di una terapia antibiotica, che al di là del contenimento della spesa implica anche un beneficio relativamente all’emergenza di possibili resistenze batteriche);
  • promuove la soddisfazione dei pazienti, corroborandone il rapporto di fiducia nei confronti del medico;
  • consente di mantenere il percorso assistenziale all’interno dell’ambulatorio del medico;
  • gode del riconoscimento (e di conseguenza del rimborso) di numerose prestazioni da parte del servizio sanitario.

Requisiti di un test

La selezione e soprattutto l’impiego di un test presuppongono la conoscenza delle sue prerogative essenziali di accuratezza diagnostica:

  • la riproducibilità, e cioè la probabilità di ottenere risultati simili e confrontabili dalla ripetizione del test in situazioni logistiche differenti e da altri operatori
  • la sensibilità, ossia la capacità di individuare come positivi i casi effettivi di malattia e dunque di escludere una diagnosi
  • la specificità, ossia la capacità di identificare come negativi i non malati
  • il valore predittivo positivo (probabilità che un caso positivo sia realmente ammalato) e negativo (probabilità che un test negativo sia sano).

L’interpretazione del risultato del test dovrà pertanto tenere conto di queste caratteristiche e naturalmente del quadro clinico-sintomatologico del paziente. Un altro parametro da considerare è il rapporto di verosimiglianza o likelihood ratio: è un indice di accuratezza dei test, che combina il risultato del test nei soggetti affetti da una data malattia con il risultato del test nei soggetti non affetti da malattia e deriva dal rapporto tra sensibilità e specificità.

Prima di procedere ad effettuare un test, è bene porsi alcune domande:

  • perché richiedo questo esame?
  • cosa mi aspetto dall’esito?
  • il risultato orienterà in maniera determinante la mia diagnosi?
  • la decisione terapeutica verrà influenzata dall’esito dell’esame?
  • l’esame che proporrò sarà comunque utile per il paziente?

Principali prestazioni di self help diagnostico

Il self help è dunque tutto ciò che può essere fatto rapidamente e da soli nel proprio ambulatorio come ausilio laboratoristico strumentale alla diagnostica clinica secondo quanto previsto nell’ambito di accordi regionali di medicina generale e pediatria di libera scelta.

Per quanto riguarda l’ambito pediatrico, le strumentazioni diagnostiche più frequentemente utilizzate sono:

  • conta leucocitaria (con microscopio e camera di Burker);
  • esame delle urine mediante strisce reattive;
  • PCR mediante prelievo capillare;
  • RAD test: ricerca dello streptococco β-emolitico di gruppo A su tampone faringeo;
  • Pulsiossimetria;
  • picco di flusso espiratorio (PEF);
  • prick test;
  • otoscopia pneumatica;
  • spirometria;
  • emocromo;
  • podoscopia (bambino);
  • audiometria tonale;
  • impedenzometria;
  • scoliometria e valutazione schiena;
  • test per l’identificazione di allergie IgE mediate attraverso l’utilizzo di una ridotta quantità di sangue capillare;
  • test rapido per la determinazione degli anticorpi anti-transglutaminasi di classe IgA su sangue capillare;
  • valutazione ECG pediatrico.

Unitamente ai test sopracitati, nel setting della medicina generale, possono essere eseguiti anche i seguenti ulteriori accertamenti:

  • microVES
  • agglutinine a frigore
  • prelievo di sangue capillare
  • prelievo di sangue venoso
  • prelievo microbiologico
  • test alla luce di Wood
  • scotch test per ossiuriasi
  • dosaggio di colesterolemia e trigliceridemia
  • podoscopia (adulto)
  • test per cecità ai colori
  • cover test
  • tavole optometriche
  • riflesso rosso
  • test rapido per influenza, rotavirus, adenovirus, virus respiratorio sinciziale, helicobacter pylori e mononucleosi infettiva
  • ECG
  • ecografia delle anche
  • ecografia dell’addome
  • ecografia di cute e sottocute
  • test di Denver (per la disabilità neuromotoria)
  • screening per autismo (CHAT).

L’autore

Dr. Piercarlo Salari

Medico chirurgo specialista in Pediatria
Responsabile del gruppo di lavoro per il sostegno alla genitorialità SIPPS

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